CORRIERE DELLA SERA 30 GENNAIO 2020

 
Alessandro Gazzi, il calciautore: quando una vita da mediano diventa da romanzo.

Il giocatore dell’Alessandria, ex Torino e Palermo, ha vinto un concorso letterario, un suo racconto sta per essere pubblicato, recensisce libri sul suo blog e studia all’Università: «Quello dei calciatori ignoranti in parecchi casi è solo uno stereotipo»

di Paolo Tomaselli

Anche Alessandro Gazzi, dopo 530 partite in carriera, 230 delle quali in serie A, pensa ovviamente a vincere alla domenica, con la maglia gloriosa dell’Alessandria. Però qualche settimana fa il capitano dei «grigi», che lottano da anni per risalire in serie B, ha vinto anche un concorso letterario: un suo racconto dal titolo «Dieci minuti» ha superato infatti la selezione dell’editore 66th&22nd e sarà pubblicato in una antologia che uscirà a maggio. «Ho sviluppato un’idea che avevo già affrontato nel mio blog ”Corro, penso, scrivo” — spiega — dove da circa quattro anni, grazie all’incontro fondamentale con una psicologa dello sport, sto cercando di esprimermi attraverso la scrittura, anche per vincere la timidezza: racconto principalmente delle mie esperienze sul campo, cercando di descrivere quei dettagli interiori che il pubblico non vede».

Un esempio? La tensione, di ogni fibra muscolare e soprattutto quella emotiva, vissuta in un tackle vinto nel finale di una partita importante, ai tempi del Torino, diventa il pretesto per la descrizione di uno stato di grazia (in linguaggio tecnico: flow) che gli atleti non vivono certo tutti i giorni. E che ancora meno riescono a descrivere a chi non lo ha mai provato su un campo di serie A.

Per restare allenato, l’ex giocatore di Torino, Siena, Bari e Palermo da qualche mese scrive anche recensioni sullo storico Indice dei libri del mesei testi che ha presentato fino adesso ai lettori del mensile sono «Capolavori» di Mauro Berruto, «La partita perfetta. Filosofia del calcio» e «Breve storia dell’inconscio». Prossimamente si cimenterà con «Storia dello sport in Italia» di Dietschy e Pivato: «Nel quale emerge l’ossessione degli italiani per il calcio. Ma anche il fatto che siamo un popolo di inguaribili sedentari».

Anche Gazzi si dedica alla poltrona, ma non per esercitarsi nei videogiochi come tanti suoi compagni, specialmente più giovani: un’attività che come ha rivelato un recente studio universitario brasiliano incide, in modo negativo, anche sulla qualità della prestazione in campo. Due anni e mezzo fa, questo mediano riconoscibile per la grinta e per i capelli rossi, si è iscritto al nuovo corso di Scienze Motorie «a indirizzo calcio» della Università San Raffaele, patrocinato dall’Assocalciatori. Per adesso ha sostenuto una decina di esami: «Non sono una mosca bianca. Ci sono tanti miei colleghi che lo frequentano. Il fatto che i calciatori siano ignoranti in parecchi casi è solo uno stereotipo. La questione principale è quella del tempo libero che abbiamo: è molto e tanti ragazzi non sanno letteralmente come occuparlo».

Gazzi a casa legge «Frozen» alla più piccola delle tre figlie, ma in ritiro si è portato le 1200 pagine di «La scuola cattolica», premio Strega 2016, anche se la sua passione sono i romanzi di Ishiguro, autore di «Quel che resta del giorno» e i film di David Lynch e Terence Malick, assieme alla musica non commerciale: «Non sono un cervellone o un professore. Sono solo un giocatore di pallone curioso». Praticamente un calciautore.