LA NUOVA GENERAZIONE

I soliti discorsi...

Prendo spunto da una dichiarazione di Andrea Pirlo di qualche tempo fa: “Una volta, in prima squadra, avevi paura a parlare e stavi in un angolo. Era una dittatura degli anziani. Ti presentavi con l’orecchino, te lo toglievano. Ti facevi crescere i capelli, te li tagliavano. Adesso un ragazzo viene a fare un allenamento con la prima squadra e pensa di essere arrivato. La cosa più importante è mettersi lì a fare le foto. Tutti noi però avevamo voglia solo di giocare a calcio. Adesso ci sono i videogiochi, la Play Station, la televisione. La tecnologia ha rovinato tutto" Concordo io, concordano molti miei colleghi coetanei che hanno vissuto le prime esperienze calcistiche di un certo livello sul finire degli anni 90 e l’inizio degli anni zero: in poco meno di due decenni, il cambio generazionale ha stravolto le dinamiche relazionali che prima dominavano le quattro mura dello spogliatoio. La differenza è lampante: il rispetto incondizionato verso i compagni più esperti (per non dire anziani) è per lo più svanito. Con lui le regole non scritte che intuivi dopo poche ore dal tuo arrivo nel nuovo team. La rigidità imposta nelle relazioni di spogliatoio coincideva con una automatica selezione “morale” che dovevi superare attraverso il tuo essere per la squadra: impegno, determinazione e lealtà verso il bene comune erano le basi attraverso le quali aumentavi il tuo spessore all’interno del gruppo. I leader e i calciatori con più esperienza nello spogliatoio si accorgevano di tutto, il loro occhio non lo incrociavi ma lo sentivi fisso su di te, un controllore silenzioso sul tuo comportamento. La dittatura di cui parla Pirlo si percepiva anche dai metodi dei leader per stabilire ordine e gerarchia: quando dice “avevi paura a parlare e stavi in un angolo” intende quantificare non solo il grado di soggezione a cui eri sottoposto ma anche chiarire che nel momento in cui aprivi bocca e non dicevi cose sensate che avessero una logica e fossero almeno mature, era scontato che saresti stato deriso e nei casi peggiori ridicolizzato nella prima occasione buona davanti a tutti. Oltre al rito del “taglio dei capelli” che oggi nei rari casi in cui viene ancora applicato ha perso quella spinta dittatoriale di cui si fa riferimento, c’erano metodi più sottili e incisivi a confermare il regime: ad esempio i tackle in scivolata poco morbidi che venivano inflitti sia nel torello sia durante le partitelle d’allenamento; contrasti duri avvalorati da un’espressione verbale che poteva essere “alzati che la prossima te la do più forte” sapevano di selezione, di gioco maschio, di resistenza alle provocazioni. O le superavi o rimanevi in un limbo che poteva condizionare il tuo stile di gioco. In questo modo il giovane, giocoforza doveva costruirsi una corazza emotiva mandando giù bocconi su bocconi di silenzi e pedate. E se ti presentavi dal massaggiatore per curare la botta allo stinco o alla caviglia diventava un problema: perché se per caso qualcuno ti vedeva sul lettino venivi non dico estromesso immediatamente dalla sala massaggi, luogo vietato ai “minori”, ma ostacolato verbalmente nell’occupazione dei lettini. Dovevi in pratica tenere duro, soffrire in silenzio. Io ad esempio, nella mia esperienza in serie C1 a vent’ anni mi sarò presentato sì e no 3 o 4 volte in fisioterapia e tutte le volte in cui entravo non mi sentivo “a mio agio”. I piccoli gesti facevano la differenza: lavare gli scarpini dei compagni o portare le borse nelle trasferte erano il pane quotidiano riconducibile all’elementare e pur sempre efficace mantra “stai zitto e pedala” con il quale si forgiava una filosofia di prospettiva meritocratica che con grande probabilità è figlia di un certo tipo di educazione umana impartita negli anni settanta/ottanta e trasmessa dai genitori ai figli. Il salto tra giovane e vecchio era un balzo quantico che solo attraverso le variabili tempo e comportamento sarebbe giunto a conclusione. In due decenni, come ho già detto in precedenza, è cambiato tutto: che sia in meglio o in peggio dipende dai punti di vista. Una cosa è chiara: il balzo quantico non esiste più; il livello è lo stesso e in taluni casi, forse, sovvertito. La pseudopiramide si è appiattita.