14

Il 14 è il mio numero di maglia.


Lo utilizzo dal 2004, dalla mia prima stagione in serie B.
In questi dodici anni non l’ho mai cambiato. Bari, Reggina, Siena, Torino e Palermo. Sempre 14.
14 sono io che nella tersa e fredda domenica mattina di chissà quale remoto ricordo entro in campo entusiasta e mi posiziono nel ruolo di ala sinistra, il campo ancora indurito dal gelo notturno, mani fredde, l’aria che esce dalla bocca come uno sbuffo che appare e scompare. I pantaloncini e la maglia da gioco vestono una taglia più grande ma va bene lo stesso. Lo sparuto gruppo di genitori che assistono sugli spalti dello stadio di Santa Giustina, l’allenatore che mi incita, i miei 10 compagni in campo. Le porte, ancora grandi per la mia età. La messa finisce, le campane suonano, ed io corro, palla al piede.
14 sono io che guardo, davanti al tubo catodico, la narcolettica sequenza di esercizi tecnici calcistici, 4 ore filate di nastro magnetico vhs di mio papà. E tra una pila di esercizi ed un’altra i filmati di Franz Beckenbauer, di Diego Armando Maradona, di Johann Cruyff e di Pelè.
14 sono io che mi esercito in dribbling, finte, veroniche, doppi passi sul cortile davanti casa, con un pallone in gomma rovinato dall’asfalto, mentre il sole tramonta dietro il bosco ed il buio comincia a calare sulle cose.
14 sono io che guardo un altro video, l’ultimo quarto d’ora della partita, i tempi supplementari, e la voce di Nando Martellini memorizzata in testa ad ogni singolo gol. La rete di Rivera che entrato al posto di Mazzola segna il gol della vittoria. 4 a 3.
14 sono io che spengo il televisore, dico ai nonni che esco e ai bordi della provinciale comincio a calciare il pallone sul muro. L’ eco.
14 sono io che gioco a tiri con Paolo, io calcio e lui para sulla porta del garage.
14 sono io che corro sotto i riflettori opachi del campo d’allenamento e nella fatica dei primi affanni aerobici sento il respiro accelerato, le gambe sotto sforzo, le gocce di sudore in testa e il legittimo desiderio di fermare la corsa dell’ennesima ripetuta. Ma non mollo e vado avanti.