UN PROGETTO CORAGGIOSO.
Le gambe tremano, sono in continuo cedimento.
Arrivo in ritardo, ma in qualche modo arrivo!!! Sono già trascorsi due anni dall’avvio di YOU’LL NEVER WALK ALONE. Per chi non ne avesse mai sentito parlare si tratta di un percorso promosso da Associazione Italiana Calciatori e Lega Pro (con il patrocinio dell’ Associazione italiana psicologi dello sport) volto al miglioramento psicologico individuale attraverso il quale gli atleti della terza serie calcistica italiana hanno la possibilità di essere affiancati da professionisti del settore. Ci tengo in particolar modo a pubblicare qualche parola su questa coraggiosa iniziativa (che fino ad ora ha ottenuto ottimi risultati) perché ho avuto l’onore di essere invitato alla prima riunione organizzativa via webinar tra le componenti federali coinvolte. E’ stato stimolante poter assistere da vicino alla nascita di un servizio che, oltre a garantire un supporto concreto a tutti i calciatori delle serie minori, consente agli stessi di poter migliorare la qualità esperienziale del loro lavoro puntando il focus su emozioni e gestione del sè.
Approcciare l’argomento della salute psicologica negli atleti non è mai facile. Nuoce a riguardo una sorta di allergia culturale generalizzata, il non detto che rimane nascosto ogni qual volta si parla di ansia, di depressione e di tutti quei disequilibri emotivi che possono ostruire il lato psicofisico del professionista impegnato in una performance. Disequilibri che possono giungere inaspettatamente o meno, come nel caso di Wojciech Szczesny, portiere della Juve che qualche settimana fa è uscito dal campo durante una partita di Europa League colto da un’ “instabilità emotiva” temporanea mentre svolgeva il suo lavoro tra i pali. Il polacco è l’ultimo di una serie di esempi che rendono l’ idea di che cosa significhi saper gestire al meglio la pressione a cui un top player può andare incontro. In un mondo dove, per via di una serie di fattori, la competizione calcistica è quasi sempre estremizzata e il minimo tentennamento emotivo può cambiare le sorti della propria esperienza calcistica, parlare di argomenti delicati e affrontarli confrontandosi direttamente sul luogo di lavoro può diventare un’arma a doppio taglio. Soprattutto se la fiducia nei colleghi non è granchè consolidata: d’altronde i rapporti professionali vanno e vengono, non è mai facile stabilire una relazione di fiducia e in generale si vive su una linea di confine dove le confidenze spesso e volentieri vengono trattate alla stregua di informazioni utili da trarre a proprio vantaggio. In vent’anni di calcio, è capitato anche a me di vivere momenti altamente complessi dal punto di vista emotivo. Mi sarebbe piaciuto poter parlarne con qualcuno al tempo. Ma non l’ho fatto. Ne ho parlato invece in alcune interviste recenti e ho scritto qualcosina in un articolo per Ultimo Uomo.
Oggi le cose stanno cambiando e negli ultimi anni l’attenzione verso l’atleta/persona è aumentata. Non conosco nel dettaglio come si comportano i club calcistici negli altri Paesi ma a quanto pare, almeno attraverso i media, la sensibilità dell’opinione pubblica straniera verso l’argomento sembra più vicina all’individuo nella sua globalità. Anche in Italia, seppur con un freno culturale maggiore, qualcosa inizia a cambiare: numerosi club della massima serie mettono a disposizione dei giocatori una figura che li possa affiancare nei momenti in cui la pressione è alta e difficile da gestire. E in questa onda che pian piano sta prendendo forma, si inserisce questo progetto per certi versi innovativo: You’ll never walk alone ha già seminato tappe in tutta Italia tra le varie squadre di Lega Pro. il servizio disponibile per tutti i calciatori di categoria ha un duplice vantaggio: al di là del fatto che i colloqui individuali sono tutti svolti in maniera anonima indipendentemente dal club di appartenenza, il servizio non si sofferma solo nell’analisi e nel miglioramento della performance in sè (come facilmente possono promettere mental coach) ma cerca di far crescere l’interessato a 360 gradi attraverso un lavoro di conoscenza e consapevolezza delle proprie risorse e strategie psicologiche che vada al di là del rettangolo di gioco e allargandolo infine alla vita di tutti i giorni. Un servizio valido e utile per chi vuole farsi aiutare da persone competenti nei momenti ostici e per chi vuole investire del tempo nella conoscenza del proprio “essere”. Ci voleva? Certo che ci voleva. Adesso si tratta solo di continuare a modellare collettivamente questa nuova visione del professionista e dell’atleta. E soprattutto della persona.
Link utili.
Presentazione a cura di Associazione italiana calciatori.