Una seduta di allenamento tra le tante...
Sto per riemergere. Ancora qualche minuto. I muscoli che si rilassano, il battito cardiaco che rallenta, il respiro che si normalizza, la mente che ritorna a galla. Gocce di sudore, lente, scendono sulla mia fronte rugosa. Colano dense, movimenti minimi, riflessioni. Me ne sto seduto sulla panca in legno, dura, a fissare il pavimento sporco di questo spogliatoio lungo e stretto. Vuoto. Una ventola rumorosa inchiodata ad un angolo del soffitto bofonchia continua. Le luci al neon illuminano grumi di moda aggrappati agli appendiabiti in ferro. L’impianto stereo disattivato sembra reclamare musica pop mentre il silenzio si gode gli ultimi frammenti compressi. L’allenamento è concluso, il mio lavoro terminato. Ho anticipato di qualche secondo il resto della squadra. Fra poco rientreranno tutti i miei compagni. Sarà la stanchezza o la soddisfazione di quello che sono riuscito a dare oggi ad alleggerire l’animo. Fuori sento gli scarpini impantanati che sbattono sulla lamina di ferro inchiodata al muro, le voci confuse, qualche urlo. Ancora non è rientrato nessuno. Non c’ è nessuno. Solo io. A volte il calcio si riduce a poco, quasi nulla, a te stesso seduto al tuo posto nei secondi successivi post allenamento che ti isolano solitario dal resto della squadra. Sono orgoglioso del lavoro svolto oggi. Sono orgoglioso del lavoro svolto da tutti. A quasi 35 anni dopo migliaia di allenamenti mi ritrovo qui di nuovo, per l’ennesima volta, ad essere in pace con me stesso. Ancora immerso, ascolto le vibrazioni fluttuanti del mio corpo che si aggrappa all’immagine delle corse appena concluse e penso. Penso a Niente: niente è l’intera seduta svolta, possesso palla, scatti, passaggi, contrasti, agonismo, concentrazione, vuoto. Il vuoto mi gratifica: il vuoto appaga, piega la memoria, plasma sensazioni, riconduce il corpo ad una dimensione remota. Ed il primo allenamento della settimana diventa, di nuovo, esperienza. Esistenza. Sto per riemergere, la pressione agonistica sta svanendo, qualcuno, prima o poi mi ridesterà dalla catalessi nella quale sono sprofondato. La consapevolezza respirerà ossigeno, due battute con Mike e ritornerò a galla. Ed il mondo immaginario, reale o presunto che ho visto sarà soltanto vapore che emerge da una terra ancora incandescente. Le endorfine, a tratti, sono una dipendenza. Entra Andrea. Galleggio.