ATTITUDINE

Il ricordo della mia conversione al ruolo di incontrista...

Stiamo perdendo uno a zero ed il gol, casuale, ha indirizzato la partita nel verso sbagliato. Ciononostante i nerazzurri non sembrano poi così forti, se siamo bravi e attenti possiamo recuperare il passivo e tentare in una vittoria non impossibile. Sciupata una buona occasione, la squadra avversaria prende il possesso della palla. Il difensore centrale avanza, passa al terzino destro ed io mi avvicino all’ azione; ora, è il centrocampista che ho di fronte ad avere il controllo del pallone. Lo stoppa con il piede destro portandoselo avanti. Mi sta puntando qui nella zona mediana del campo: in realtà non mi vuole dribblare, vuole solo avanzare di qualche metro e trasmettere la palla ad un compagno meglio posizionato; perciò rallenta la sua corsa, scioglie il legame tra i suoi occhi e la sfera e alzando lo sguardo cerca di capire quale sia la scelta migliore. Io sto indietreggiando per temporeggiare la sua azione e costringerlo ad una scelta difficile. Mi piego sulle gambe, in modo da abbassare ancora di più il baricentro ed aumentare la reattività. Il segnale che intuisco facilmente dalla postura del suo corpo è chiaro: vuole liberarsi della sfera appoggiandola a qualche suo compagno che si trova alle mie spalle nello spazio libero tra me e i miei compagni difensori. Se dovesse andare a buon fine, il suo passaggio mi taglierebbe fuori dal gioco e a quel punto dovrei rincorrere l’azione verso la mia porta senza possibilità di intervenire. In maniera del tutto naturale fletto ancor di più i miei arti inferiori ed io ascolto il mio corpo, tutto, che mi chiama. E lascio che le cose accadano: è l inclinazione del mio busto, la forza che sento sulle gambe in quella posizione e la sensibilità dei piedi ancorati al terreno di gioco che aumentano ancor di più la mia concentrazione potenziando i radar invisibili che ho in testa. Tutto diventa chiaro. Lampante. Sento di aver captato la scelta avversaria, sento di avere la porzione di campo attorno a me sotto il mio totale controllo, sotto il mio totale controllo, che emozione straordinaria… Ho la sensazione invisibile che le zolle che calpesto sono sotto il mio dominio. A gambe piegate scruto il movimento delle pupille che ho di fronte, guardano alla mia destra, ma non mi soffermo solo su questo particolare: perchè allo stesso tempo con la vista periferica infastidita dal sole di metà mattinata noto il movimento della gamba destra del mio avversario che sta per effettuare il passaggio. È un lasso di tempo brevissimo e in quel lasso che precede il passaggio mi muovo d’ istinto. Sono certo che quel pallone è indirizzato alla mia destra. Sicuro. Lui passa la palla. Il piede impatta il pallone io allungo la gamba destra lateralmente anticipando la corsa della sfera che arpiono. Intercetto. Godo. Il mio piede al contatto con la sfera emana al corpo una sensazione nuova, di gratificazione fisica e appagamento. Questo è il massimo che posso fare per i miei compagni. Ho intuito tutto. L’ azione avversaria è interrotta, ora ho il possesso della palla. Faccio ripartire il contropiede. Mi allungo il pallone in avanti, guadagno metri e verticalizzo per Dimitri che segna. Esulto assieme ai miei compagni per il goal, esulto dentro me stesso per il recupero che ho effettuato.  Una trentina di genitori assiepati sulla tribuna applaudono. A murano c è il sole in questa tiepida domenica di febbraio.