SULLE RIVE DEL GARDA pt.1

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SULLE RIVE DEL GARDA

pt.1

 

Sono le ore 22:30, cielo sereno e 34°C, 14.7.

 

 

1.

 

 Orgoglio del passato. Fame selvaggia di futuro.

 

2.

Long Island, Bahamas 2017. Una tuffatrice si immerge in mare per superare un nuovo record di immersione subacquea. Uno dei sommozzatori, armato di videocamera, riprende la sua azione e scende con lei. Nel video si nota l’atleta prendere il ritmo delle bracciate, afferrare la corda con una mano, poi con l’altra. E così via. In verticale. In sottofondo, appena lei entra in acqua, si percepisce chiaramente un suono ritmato, cardiaco. Un sommozzatore dopo qualche secondo esce dall’inquadratura. Poco dopo anche un secondo, rimanendo sott’acqua a pochi metri dalla linea di galleggiamento. I colori dell’acqua, che prima balenavano in un celeste trasparente, tendono a farsi scuri mettendo in risalto progressivamente la torcia che la tuffatrice porta in fronte. Oltre i trenta metri di profondità, il nuotare diventa più naturale e libero, meno appesantito dalle forze contrarie. Il corpo della tuffatrice fluttua senza fatica. Giù. Sempre più giù. È buio. Manca poco al raggiungimento del punto prestabilito per la risalita. A un certo punto, il piano sequenza che scorreva fluido si interrompe e la videocamera posta in fondo al traguardo, inquadra dal basso la tuffatrice che recupera il ticket. Lo stacco dura circa 3 secondi.  

3.

“Ale, ho accettato la proposta della Feralpisalò, ho fatto il tuo nome come Vice e se sei d’accordo ti porto a lavorare con me. Fai le tue valutazioni e mi richiami. Ok?”. Quando mister Marco Zaffaroni mi informa al telefono del suo nuovo incarico dopo la salvezza raggiunta con il Verona lo scorso anno, sto facendo divertire Azzurra alla Pellerina, un grande parco verde alle porte di Torino. Lì, la domenica mattina, trovi anime di tutti i tipi. Famiglie, bambini e ragazzi, runners, anziani che passeggiano, fidanzati, qualche ciclista, amanti dello yoga. Ero lì per rilassarmi, per ascoltare un po' di musica e per pensare tra me e me. Ma la chiamata, che già da qualche giorno era nell’aria, fa fibrillare il mio animo. “Ok Mister!”. Fremo.

Che fosse il campionato dai margini risicati lo avevo capito già nel giorno del mio arrivo sulle rive del Garda. Il primo impatto è surreale: mentre appoggio le labbra sulla tazzina per bere il primo sorso del caffè che avevo richiesto, la barista che mi aveva appena servito prende posizione davanti alla cassa in posizione di attesa guardando davanti a sé, come a dire “Sbrigati che c’ho da fare”. Io sorseggio, con calma serafica come a ricercare un possesso palla prolungato che sgretoli la linea di difesa avversaria. Il tempo intanto sembra stringere la signora in un’attesa infinita. Pago un euro e cinquanta centesimi e raggiungo lo stadio Lino Turina. Dopo la firma del contratto fino a giugno, i saluti di rito e la presentazione di tutti i dipendenti della giovane società verdeblu, dal direttore sportivo Ferretti al magazziniere, il Mister ed io ci ritroviamo a dover fare i conti con un umore collettivo ai minimi. Certo, quantificare questo minimo è complicato, ma avendo un po' di esperienza alle spalle, intuiamo chiaramente che c’è un’apatia motivazionale dettata principalmente dai punti ottenuti nelle prime 10 partite: 5. Ultimo posto in classifica. Oltre a questi il numero di gol subiti e l’ultima prestazione a Catanzaro conclusasi con un sonoro 3 a 0 da parte della squadra di Vivarini avevano confermato un trend calante che sembrava picchiare dannatamente verso il basso. C’era bisogno di una scossa. È tutto normale in situazioni del genere: sguardi smunti, silenzi e teste basse, e un equilibrio da ri-trovare con la nuova guida tecnica. Tra tutti gli umori individuali, alla fine della prima seduta, mi si avvicina un ragazzo dall’acceso entusiasmo. Si presenta: “Ciao Mister, prima non mi sono presentato, mi chiamo Denis, piacere”. Ha l’aria di uno che non vede l’ora. Hergheligiu è un centrocampista centrale dotato di discreto palleggio buona corsa e spirito sempre positivo. Ha mosso i suoi primi passi nel settore giovanile dell’Atalanta, poi si è trasferito a Salò entrando a far parte della prima squadra nella stagione 2017/2018 e vincendo il campionato dello scorso anno. Sarà uno di quelli che si allenerà con maggiore costanza e frequenza ma che troverà meno spazio di tutti.

 

4.

Ciò che avviene, conviene.

 

5.

Con Mister Zaffaroni

6.

La difficoltà maggiore dei primi giorni è quella di entrare a regime con i ritmi di lavoro, di orientarmi nel mezzo del nuovo contesto professionale e imparare in fretta nomi e cognomi dei vari componenti dello staff tecnico e medico, della dirigenza e dei calciatori. Si inizia presto la mattina e si finisce nel tardo pomeriggio, con la testa indirizzata lì, sempre lì, a pensare e a ripensare assieme al nuovo staff al lavoro da svolgere, programma degli allenamenti, esercitazioni tecniche, analisi video, valutazioni di ogni tipo, ragionamenti tattici, senza fossilizzarsi troppo ed entrare nello specifico di certi discorsi e cercando una sintesi che faccia quadrare i conti a fine giornata. Piove, perlopiù. La squadra sembra apparentemente poco amalgamata. Ci sono diversi atleti ai box per infortunio, qualcuno è acciaccato, qualcun altro è alle prese con una riabilitazione all’estero. E quando le cose non girano è molto facile abbandonarsi alla facile negatività che spesso e volentieri porta al collasso. Tatticamente Mister Vecchi ha iniziato il campionato con il modulo 4-3-3 ma ben presto, con i primi tentennamenti prestativi, sono stati abbozzati dei cambi nel modulo utilizzato. E il Mister, per dare qualche certezza in più, cerca di badare al sodo con un 3-5-2 più conservativo per la partita contro la Reggiana di Alessandro Nesta. Finisce 3 a 0 per la squadra emiliana nell’atmosfera atonale di un Garilli praticamente vuoto. Ce la faremo? Mi chiede a fine partita.

 

7.

Lo stadio Garilli di Piacenza, la nostra casa… Il Garilli.

Garilli… quali sensazioni mi hai fatto ricordare…

Stato d’ansia, livello 1

 

continua...