QUI NON SI PARLA DI CALCIO

 

Sono le ore 17:21, cielo nuvoloso 23°C, 14.5.

 

0.

L’immagine di copertina è stata prodotta da Midjourney inserendo le parole del punto 7 e senza nessuna indicazione specifica.

 

1.

Qui non si parla di calcio.

 

2.

Un anno. E’ da un anno che non scrivo. Che non sciolgo il ritmico tintinnare dei tasti nella corrente linguistica dell’ispirazione. Ispirazione di bassa lega che viene e che va, che la sento fremere sottopelle, che percorre le vie neurali (ultimamente sempre più spesso) mentre cammino nelle vie centrali di Torino, alla passeggiata del dopocena, sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele, di via Avogadro, Corso Vinzaglio. Lì, un luccichio di lampioni e di impiegati di ritorno alle proprie dimore evoca nei pensieri una pellicola cinematografica di serie b hollywoodiana. Fumi dalle fogne. Barboni sdraiati ai bordi dei negozi, serrande abbassate, sporche coperte. Un piano bar dalla luce soffusa relegato nell’oscurità di una via secondaria. Clacson. Cartacce sventolate lievemente da un vento impercettibile. Taxi driver.

 

3.

Un bracciante indiano viene abbandonato sanguinante davanti alla sua dimora. Al suo fianco una cassetta della frutta con dentro il suo braccio destro.

 

4.

Una coppia di fidanzati che limona distratta dai miei passi. Intercetto sguardi e persone al cellulare, bicchieri di gin dietro il vetro di un bar. Operatori in bicicletta che attendono, incollati ai loro dispositivi. L’odore di  sigarette mentre una nuvola di fumo svanisce a pochi metri davanti a me. Le risate di un gruppo di amici che attendono il loro turno, al ristorante. Ma è solo immaginazione. La realtà sfarfalla dietro ai miei occhi, coni e bastoncelli adempiono ad un funzionamento realterato, sfasato da un furore interno. Dopotutto, errare… è un tamburellare sinaptico che a volte sento dover sedare. E non è un bene, perché l’energia, quello che vorrei scrivere, si scioglie nel niente, nel presente di una passeggiata dell’estate torinese. Intanto, questa pellicola, che continua a riprodurre percezioni gettate nella mia consapevolezza è, a dir poco, me-ra.vi_glio”sa. M@e­_r-a£v)i(g*l§i!o<s/a. %&?=v°#@ç§éa.

 

5.

Le persone con i capelli rossi non sono normali, Roberto Vannacci.

Aphex Twin è un genio.

 

6.

E quel che noto chiaramente, adesso che sono qui davanti alle prime righe digitali, è la mancanza di allenamento e allineamento strutturale, di movimento linguistico e mentale che dalle aree dedicate del cervello smista impulsi alle mani intorpidite da mesi di inattività binaria. Ho già cambiato idea svariate volte, ho corretto e ricorretto, ho sospeso la scrittura per qualche secondo, ho riflettuto: così non va, ma prima o poi andrà, tornerà, il suono muto delle parole. L’ automaticità del gesto, del digitare, ancora è offuscata da un rallentamento poco fluido; le idee sono disordinate, confuse, senza linearità. Ma riprenderà, ne sono certo, appena avrò chiara la via che voglio intraprendere nel documento elettronico dal titolo “evocativo”: Testo blog. 

 

11.

Dopo aver deciso che questo testo era “concluso”, interrompo mia moglie e mia figlia che stanno studiando. Spiego brevemente la tecnica che ho utilizzato per cambiarmi la maglia dopo la camminata che ho svolto questa mattina sotto la pioggia. Poi mi alzo in piedi e mi avvicino allo scaffale dei libri. Chiudo gli occhi. Ne prendo uno a caso e leggo la prima frase che vedo.

Fate lunghe camminate.

Decido che il testo non è concluso. Mi rimetto a scrivere sul documento che avevo lasciato stranamente in stand-by. La finestra del salotto è aperta, fuori c’è traffico. Sul tavolo dove sto lavorando, c’è confusione: una lampada, dispositivi elettronici, un diario, diverse penne, un bicchiere vuoto con il fondo oscurato dai rimasugli di coca-cola. Una bottiglia d’acqua naturale, vuota anche lei. Le cuffie Beatsolo che utilizzavo qualche anno fa. Una scatola della Lego con disegnati i personaggi di Inside Out. Decido che il testo, dopo queste parole, è concluso.

8.

Mi è mancato, lo scrivere, ed ora che sono eccitato dal ripartire, è un piacere ritornare a osservare lo schermo che arruffa parole, parole che poi scorrono e che si increspano nelle curve angolate dei miei tentennamenti. Piaceri temporanei, effimeri probabilmente fini a se stessi. E non appaganti quanto basta. Lo sento, l’ impulso irrefrenabile, potente, che spinge a calpestare nuove rette, idee e frammenti creativi che ogni giorno dilagano sul filo impercettibile che lega la consapevolezza a qualcosa di remoto e di impercettibilmente vivo. Il subconscio. Mentre l’oblio è pronto a fagocitare tutto in un Amen.

 

9.

Parlare è solo fare il verbale di quel che si pensa. Non è la cosa in sé. Mentre parlo con lei una parte distinta della mia mente compone quello che sto per dire. Ma non ancora in forma di parole. In che forma quindi? Di sicuro immaginarci che qualche omuncolo ci suggerisca le parole che stiamo per dire non ha nessun senso. Oltre a sollevare lo spettro di un regresso all’infinito – del tipo chi suggerisce al suggeritore – solleva la questione di un linguaggio del pensiero. Che rientra nel piú generico enigma del come avvenga il passaggio dalla mente al mondo. Cento miliardi di eventi sinaptici che ticchettano nel buio come cieche signore sferruzzanti. Quando uno dice: Mettiamola cosí, qual è il cosí che intende mettere? Forse dovremmo andare avanti. Come lei dice che mi piace dire. Cosa cambierebbe se potesse cambiare una cosa?

                                                                                                                                     Da Stella Maris di Cormac McCarthy

 

10.

Numeri da giocare al Superenalotto.

28 28 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 16 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 24 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14

 

11.

Qui non si parla di calcio.

 

 

Visioni

Killers of the Flower moon. Martin Scorsese. 2023

 

Letture

Una donna. Annie Ernaux. 2018. L’ orma editore.

Love is a Mix Tape. Rob Sheffield. 2007. Nottetempo edizioni.

Stella Maris. Cormac McCarthy. 2023. Einaudi.

 

 

 

 

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