COVERCIANO, CORSO ALLENATORI UEFA A

Cose ben fatte.

Il Corso Allenatori di Coverciano a cui ho partecipato tra giugno e luglio scorso è stata un’altra esperienza particolarmente significativa. Entrare a contatto con ex colleghi e compagni corsisti che avevano già parecchia esperienza alle spalle da allenatori (pro o dilettanti non fa nessuna differenza), mi ha consentito di sradicare totalmente quell’approccio al calcio che contraddistingue un calciatore. Il confronto è stato produttivo. Infatti mi sono limitato ad ascoltare le lezioni dei vari docenti, di ascoltare i punti di vista degli altri corsisti, di osservare e a confrontare le varie opinioni. Ascoltare e ascoltare. D’altronde ero quello che aveva meno esperienza di tutti e sciorinare opinioni di corte vedute non aveva alcun senso. Anche perché non si diventa allenatori dall’oggi al domani.  Perciò, vista anche la mia predisposizione al silenzio ho deciso di farmi una cultura a trecentosessanta gradi sul percorso didattico voluto dal Settore Tecnico. Le argomentazioni che maggiormente hanno attirato la mia attenzione sono state le lezioni che poco avevano a che fare con l’aspetto tecnico tattico (interessanti per via del confronto continuo tra i vari corsisti) e vertevano di più su psicologia, comunicazione e metodologia dell’allenamento. Oltre a ciò i vari ospiti del Centro Tecnico come De Zerbi, Mazzarri e l’a.d. dell’Inter Marotta sono stati fonte di continue riflessioni e analisi. Una cosa mi è rimasta particolarmente impressa di questi manager: la predisposizione alla ferocia e alla cultura del lavoro tralasciando, in alcuni casi, il difficile equilibrio tra vita privata e carriera. In meno di quaranta giorni quindi ho assimilato, al di là di conoscenze (molte delle quali avevo già assorbito negli studi universitari) una visione globale della figura dell’allenatore. Ne avevo bisogno, per essere ancora più consapevole di ciò che voglio andare a fare.